IL LAGO DI PIEDILUCO

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Piediluco, 21 dicembre 1223. Francesco si avvicina a una barca ormeggiata sulla riva del lago e si rivolge al proprietario.

FRANCESCO: Fratello! Fratello mi porteresti dall’altra parte? Devo essere a Greccio per Natale.

BARCAIOLO: Uhm. Ce l’hai per pagare?

FRANCESCO: Certo che ce l’ho, ti pago bene!

BARCAIOLO: (lo guarda perplesso) Sì? E quanto mi paghi?

FRANCESCO: Una preghiera e due benedizioni!

BARCAIOLO: (scuote la testa)

FRANCESCO: Guarda che una benedizione te la pago anticipata! (lo benedice) L’altra al termine del lavoro.

BARCAIOLO: (scoppia a ridere) Salta su!

Arriva una persona correndo.

UNA PERSONA: Padre Francesco! Padre Francesco!

FRANCESCO: Perché mi chiami padre? Uno solo è il padre: quello che ha creato cielo e terra!

UNA PERSONA: Scusami, signor Francesco.

FRANCESCO: E perché mi chiami Signore? Uno solo è il Signore: quello che regna nei cieli.

UNA PERSONA: Ti chiedo ancora perdono, maestro.

FRANCESCO: Non chiamarmi maestro!

UNA PERSONA: E vabbé, ma come diavolo ti devo chiamare?

FRANCESCO: No, come il diavolo no! Mi chiamo Francesco. Chiamami Francesco. O se vuoi, “fratello”. Quello di fratello è l’unico titolo che accetto.

UNA PERSONA: Va bene frate Francesco. Ti ho portato questo (consegna a Francesco una gabbietta): è un uccellino d’acqua. Ho sentito dire che ti piacciono gli uccellini. Puoi giocare con lui.

Il barcaiolo scoppia a ridere.

FRANCESCO: Grazie fratello.

UNA PERSONA: Buon viaggio frate Francesco!

FRANCESCO:  Grazie! Vai, barcaiolo! Punta la poppa a prua e prua la poppa a punta, punta la prua a poppa, e poppa la puntappà!

BARCAIOLO: Che cosa?

FRANCESCO: Non hai capito? Devo ripetere? Punta la poppa a prua e prua la poppa a punta punta la prua a poppa e poppa la puntappà! Ripeto ancora?

BARCAIOLO: No, va bene, va bene!

Inizia a remare, la barca si allontana dalla riva e attraversa il lago.

BARCAIOLO: Ma tu sei Francesco d’Assisi?

FRANCESCO: Così dicono.

BARCAIOLO: Sei famoso! Non ti avevo mai visto, ma ho sentito tanto parlare di te! Erano giorni che si diceva del tuo arrivo e che saresti passato di qui per andare al tuo eremo a Greccio!

FRANCESCO: Mio? Io non ho assolutamente niente, di mio! Mo che hai detto così mi sa che non ci metto più piede, in quell’eremo!

BARCAIOLO: Ma pensa tu. Chi l’avrebbe mai detto che mi sarebbe capitato di dare un passaggio a un santo! Questa la racconterò ai miei figli.

FRANCESCO: A un santo? Ah ah! Giusto un santo! Figuriamoci! L’hai trovato, sì, il santo… non dare retta alla gente. Dicono tutti che sono un santo, ma la verità è che io ancora non ho nemmeno deciso se sposarmi e mettere su famiglia o dedicare la mia vita a Dio!

BARCAIOLO: Ancora non hai deciso? Non è che sei proprio un ragazzino, eh!

FRANCESCO: Oh, me li porto male ma c’ho appena quarant’anni, sai!

BARCAIOLO: Appena? Ti sembrano pochi?

FRANCESCO: Ho ancora tanto da crescere. Perché quando si smette di crescere si inizia a invecchiare! Quindi per non invecchiare mai bisogna crescere fino alla morte!

BARCAIOLO: Vabbé ma scusa, tu non sei una specie di prete, di monaco?

FRANCESCO: Ma quale prete! Quale monaco! Mabbé… anzi, può darsi pure che un giorno o l’altro mi sposo…

BARCAIOLO: Ah, guarda… se cerchi moglie sei nel posto giusto, ce stanno certe belle cellette, dalle nostre parti, non so se le hai viste…

FRANCESCO: E che non le ho viste? Me pozzino cecamme… tra l’altro sto già un bel pezzo avanti, da questo punto di vista! Tu invece, fratello mio barcaiolo, come ti chiami?

BARCAIOLO: Bongiovanni, per servirti.

FRANCESCO: Ti dispiace se ti chiamo Giovanni? Perché solo Dio è buono! (apre la gabbia e prende l’uccellino tra le mani. Poi le apre per lasciarlo andare). Fratellino mio uccelletto, vai, vola pure libero nel cielo!

L’uccellino, però, anziché volare via, si rintana tra le mani di Francesco..

Che fai fratellino mio? Le hai prese per un nido, le mie mani? Vai, vola via!

Ma l’uccellino non vuole saperne e si rintana ancora più tra le mani di Francesco.

FRANCESCO: Ma che ha? Sembra spaventato.

BARCAIOLO: Ha paura dei demoni.

FRANCESCO: Quali demoni?

BARCAIOLO: Si dice che ci sia il diavolo, su quella montagna.

Francesco si volta verso la montagna dell’Eco, che si trova proprio davanti a loro.

FRANCESCO: Il diavolo? Su quella montagna?

BARCAIOLO: Così dicono. Puoi sentire la sua voce.

FRANCESCO: Davvero?

BARCAIOLO: Sì. Se gridi forte, in quella direzione, ti risponde.

FRANCESCO: Ferma un momento la barca.

Francesco si alza in piedi e guardando la montagna grida.

FRANCESCO: C’E’ QUALCUNO?

ECO: Uno… Uno… Uno

BARCAIOLO: Visto? Che ti dicevo? E’ il demone della montagna.

FRANCESCO: CHI SEI?

ECO: 6…6…6

L’uccellino si agita e si rintana ancora di più tra le mani di Francesco

FRANCESCO: A chi pensi di fare paura, eh? SCIMMIA DI DIO!

ECO: Io… Io

FRANCESCO: CHE VUOI?

ECO: Voi!

FRANCESCO: Mi dispiace per te, ma non ci avrai! DIO E’ PIU’ FORTE!

ECO: Io più forte

FRANCESCO: No, Dio è più forte! E io sono il suo araldo! FRANCESCO!

ECO: Esco… esco… esco…

FRANCESCO: Hai visto fratellino? Se ne è andato. E’ uscito! Adesso puoi volartene via tranquillamente.

Francesco benedice l’uccellino, che vola via, fa un giro attorno alla barca e si allontana. La barca riprende ad andare.

FRANCESCO: Mi raccomando, dategli da mangiare eh!

BARCAIOLO: Ma a chi?

FRANCESCO: Agli uccelli! E’ Natale anche per loro!

BARCAIOLO: Ah ah ah ah. Ma che dici?

FRANCESCO: Ah, perché non devono festeggiare loro? Fatemi parlare con il sindaco: gli dico che il giorno di Natale dovete spargere per le vie il frumento e le granaglie, perché in un giorno di tanta festa anche gli uccellini e le allodole devono festeggiare!

BARCAIOLO: Certo, e i pesci no?

FRANCESCO: Anche i pesci, è ovvio!

BARCAIOLO: E allora pure i cani!

FRANCESCO: I cani, e pure i leprotti!

BARCAIOLO: E allora anche le barche! Le barche no?

FRANCESCO: Certo, anche le barche!

BARCAIOLO: E le case?

FRANCESCO: Anche le case! E’ ovvio! Dovete spalmare la carne si muri! Perché anche i muri devono mangiare carne, a Natale!

BARCAIOLO: D’accordo, d’accordo. Intanto siamo arrivati.

La barca arriva a riva e un gruppo di persone si affollano intorno. Un uomo si avvicina a Francesco con un retino pieno.

PESCATORE: Frate Francesco! Vi ho portato un pesce che ho appena pescato!

Francesco prende il retino con dentro il pesce che continua ad agitarsi.

FRANCESCO: Che cos’è, un carbonaretto?

PESCATORE: No, è una tinca.

FRANCESCO:  Eh, ma se vengo a Piediluco voglio mangiare il carbonaretto, è la vostra specialità, no?

PESCATORE: Sì, ma di carbonaretti se ne pescano sempre di meno, purtroppo. E’ un pesce molto piccolo: si chiama salmerino – anche se qualcuno, visto che se ne trovano pochi, usa anche la scardola, ma non è mica la stessa cosa! Si cuoce direttamente sulla fiamma delle saraminti, finché la pelle non diventa nera come un tizzo di carbone. Sembra bruciato, e invece dentro è delizioso!

FRANCESCO: Che cosa sono le saraminti?

PESCATORE: Sono i tralci delle viti. Gli danno un profumo unico, è il nostro segreto. Oh, ma non lo raccontare in giro eh!

FRANCESCO: D’accordo: terrò il segreto, ma quando torno a Piediluco voglio assaggiare il carbonaretto. (Tira fuori dal retino il grosso pesce che annaspa e continua ad agitarsi. Lo prende con due mani e se lo porta davanti la faccia per guardarlo negli occhi) E con questo bel pesciolone che ci facciamo, invece?

PESCATORE: Questo è buono con i piselli.

FRANCESCO: Sentito, pesciolone? Sei buono con i piselli. Vuoi finire in un bel piatto a fare compagnia ai piselli?

TINCA: Se si potesse evitare, sinceramente…

FRANCESCO: Ma ti pare che grande e grosso ti devi far fregare così? Eh? Ma dico, non si fa pescare il carbonaretto, che è furbo anche se è nero e piccoletto…

TINCA: Dottor Francesco, abbia pietà!

FRANCESCO: …e tu, invece, fratello pesciolone, sei grande, grosso e coglione!

TINCA: Che umiliazione!

FRANCESCO: Vuoi tornare in acqua?

TINCA: Se fosse possibile, magari.

FRANCESCO: Io ti ci ributto in acqua, solo a un patto, però: che non ti fai pescare più. D’accordo? Svegliate fratello!

TINCA: Farò il possibile, dottore.

FRANCESCO: Affare fatto? Guarda che la prossima volta finisci nel piatto coi piselli!

TINCA: No, con i piselli no, per pietà. Sono allergico.

Francesco dà un bacetto al pesce e lo ributta in acqua. Quello comincia a girare intorno alla barca saltellando dalla gioia e schizzando tutto.

FRANCESCO: Vai, pesciolone! E che Dio ti benedica!

Il pesce scompare in acqua e Francesco si alza dalla barca e fa per uscire.

BARCAIOLO: Ehi, fermo! Beh? Te ne vai senza pagare?

FRANCESCO: Hai ragione!

Il Signore ti benedica e ti custodisca
mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te
(l’uomo si inginocchia)
volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione!

E buon Natale!
Episodio aggiunto. Scritto domenica 21 luglio 2013 per lo spettacolo Umile, preziosa e casta in scena a Piediluco l’8 agosto 2013

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